Nato a Parigi nel 1899 fin dalla prima infanzia comincia, grazie all'amore materno per la musica, a prendere lezioni di pianoforte e a soli diciannove anni viene già riconosciuto come compositore di talento. Eclettico e poliedrico musicista, Francis Poulenc ha scritto oltre un centinaio di opere, ma pur amando il nostro Paese, in particolare Venezia, non sono molti gli studi specifici in italiano che lo riguardano.
Grande merito ha quindi Stefania Franceschini che, raccogliendo numerosi documenti e perfino testimonianze orali, ne ha scritto una riccabiografia, pubblicata da Zecchini Editore.
Poulenc ha una vita intensa, frequenta quella Parigi che, negli anni fra le due guerre mondiali, è la capitale degli artisti provenienti da tutta Europa e incontra così scrittori, pittori e musicisti, con molti dei quali stringe profonde amicizie e rapporti di collaborazione.
Uno dei primi è Guillaume Apollinaire, conosciuto durante il servizio militare prestato nella prima guerra mondiale. Nel 1920 entra a far parte del gruppo “Les Six” (“I sei”), composto da Darius Milhaud, Arthur Honegger, Louis Durey, George Auric e, unica donna, Germaine Tailleferre. Invitato da Jean Cocteau a musicare una tragicommedia, La Noce (Il matrimonio), ilgruppo di giovani compositori, compagni di studi al Conservatorio di Parigi, è molto attivo, ma non dura a lungo: pubblica alcune brevi composizioni per pianoforte nell'”Album de Six”, si esibisce in diversi concerti e, nel 1921, si scioglie.
Lo stesso anno Poulenc viene per la prima volta in Italia, a Roma, poi a Napoli, infine in Sicilia, viaggio che gli ispirerà la suite per pianoforte “Napoli” del 1925. Prosegue negli studi e nelle composizioni soprattutto di concerti per fiati e ottoni, va a Vienna dove incontra altre grandi personalità nel campo musicale e nel 1923 scrive “Les Biches” (Le cerve), una, forse la prima, delle sue più importanti opere.
In quel periodo Poulenc conosce altre figure chiave per la sua formazione e la carriera, quali Igor Stranvinskij, Erik Satie, Ricardo Viñes, maestro spagnolo, uno dei più celebri pianisti dell'epoca, esperto di Debussy e Ravel, che gli insegna tutti i segreti e i virtuosismi del pianoforte.
Con il passare degli anni il successo del musicista aumenta, compone balletti che ottengono enormi consensi fra il pubblico, quasi un centinaio di canzoni e, nella seconda metà degli anni '30, in seguito a profonde crisi religiose dovute soprattutto alla perdita prematura di alcuni degli amici più cari, che lo porteranno, fra l'altro, ad intraprendere alcuni pellegrinaggi, inizia la sua dedizione alla musica sacra.
Stefania Franceschini descrive dettagliatamente la vita del musicista, caratterizzata nel complesso da forti contraddizioni: alla spensieratezza e frivolezza seguono periodi di scoraggiamento e depressione - tutti sentimenti che influenzano notevolmente le sue opere – ; la sua omosessualità vissuta apertamente, in contrasto con la profonda religiosità; la coscrizione nell'esercito durante la seconda guerra mondiale prima, e la partecipazione attiva nella Resistenza poi.
L'autrice intreccia in maniera armonica la storia personale con quella delle sue opere fornendo il contesto nel quale sono nate, la loro filosofia e le influenze che le hanno ispirate, offrendo il punto di vista interiore e quello delle persone a lui più vicine.
Il libro contiene numerose fotografie, una dettagliata cronologia e un'amplissima bibliografia e discografia. Un libro, quindi, utile sia per gli studiosi sia per conoscere profondamente un compositore e un musicista immeritatamente poco noto nel nostro Paese.
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