Irene ha gli occhi tondi dei pesci. Va a nuotare di notte, misteriosa come i segreti che si porta dentro. In mare è libera, Irene. Non usa il fuoco, neanche la burrasca la mantiene a terra, ma “sa le risposte a cose che non fanno domande”. E’ stata salvata dai delfini, cresce orfana su un’isola greca. A 14 anni è incinta, non parla con nessuno. Consegna la sua storia solo a uno straniero di passaggio. Un 'saccheggiatore' di emozioni, uno che vende storie al mercato e di sé dice: “indietro è il posto da cui parto e provengo”.
“E’ la storia di una giovane sordomuta per il mondo, non per chi la sa intendere attraverso le onde sonore dei delfini”, dice Erri De Luca, presentando il suo nuovo libro 'Storia di Irene' (Feltrinelli, pp. 112, euro 9). La verità di Irene “è che appartiene al mare, sulla terra è in esilio. Mi si è infilata dentro l’orecchio, e l’ho raccontata. Un po' di storie mie sono marinare – spiega ancora lo scrittore napoletano - ambientate lì per motivi di gratitudine. Sono cresciuto fisicamente per tre mesi all’anno su un’isola al mare, Ischia. Gli altri nove mesi resistevo contro il rattrappimento. Avevo intorno a me un’infanzia rachitica, all’ombra di tutte le mancanze. Nutro profondo affetto per il mare e il Mediterraneo, la considero la mia Repubblica”.
“Questa storia – rimarca - è stata scritta a metri zero sul livello del mare. Mi è venuta nella penna su una piccola spiaggia, la scorsa estate, mentre ero su un’isola greca. A me le storie arrivano dalla memoria o dal vento: questa mi è arrivata con il vento. E' figlia del Meltemi, un ventaccio che cavalca l’Egeo scendendo dai Balcani. E quando soffia devi stare ad ascoltarlo…”.
A Irene interessano i racconti, perché le storie non sono aria ma sale. A volte anche i pensieri scavallano le onde. La vita che ha dentro la spinge a saltare, sempre. In acqua trova pace, solo lì ride. Le donne sono sempre un’isola. Le dettero quel nome, ‘eirene’, dopo la tempesta. Farà nascere in mare la creatura che porta in grembo. In mare ha avuto anche il primo sangue.
Ci sono percorsi da trattenere nella notte antica del Sud, anche quando “le porte sono chiuse male” su storie di malora e di fortuna, e la marcia verso il futuro è curva e dolorosa: “Ho ascoltato notti senza appoggio, a spingere, annaspare, insonnie di ferro e di fuoco e qualche mano santa sulla testa che mi ha tirato a bordo del giorno seguente”. Irene è “senza il tempo accaduto prima, lei inizia da se stessa. Ogni giorno potrebbe essere il suo compleanno. Ogni giorno lo è”.
Nelle notti in cui il mare è grosso, i delfini raggiungono una grotta. Insieme, e insieme si lanciano anche contro le branchie degli squali quando sono minacciati: “L’amore tra le creature - scrive Erri De Luca - è il re delle eccezioni e sta alla vita come l’eresia sta alle religioni”. Anche stare in ascolto è immergersi nel mare profondo. Occorre stringere un pezzo di verità oltre gli scogli, e credere nella vita come a un ormeggio.
“Al mattino - racconta un’altra storia di queste pagine - l’anziano ebreo apriva un libro e lo lasciava aperto. Il vento ne sfogliava le pagine. Lo richiudeva la sera senza aver letto un rigo. Mio padre gli domandò a cosa serviva. La risposta fu che quello era un libro di preghiere, ma non sapeva più pregare. Allora lo lasciava aperto, ci pensasse il vento a pregare…”.
Gerardo Picardo
(fonte Adnkronos)
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