La fotografia è la rappresentazione
di un istante: quello in cui fermiamo
sulla pellicola l’immagine
percepita dai nostri occhi
e dal nostro cuore rendendola eterna.
(Salvatore Liberti)
“C’era una volta a Roma –Once upon a time in Rome”, un libro di Salvatore Liberti, edito dalla GBE, include splendide foto in bianco e nero che ci ricordano una Roma in parte scomparsa, attraverso scorci di vicoli, strade di borgata, bambini e vecchi, artisti di strada, cortei politici, botteghe, perfino carceri.
Come racconta lo stesso autore, l’idea nacque allorché gli capitò di trovare in un vecchio cassetto alcuni album di pellicole fotografiche risalenti agli anni ‘70, con cui egli aveva trascorso ore e ore in camera oscura, per riprodurre su carta fotografica immagini che esprimevano una realtà fatta di luoghi e volti con una chiaro denominatore comune, anzi due: la strada e Roma, la sua città.
Dalle note biografiche inserite nel libro si apprende in effetti che Liberti è nato a Roma nel 1944. Appassionato di fotografia da sempre, ha già pubblicato la “Guida al Parco Nazionale d’Abruzzo”, il photo-book “Dalla parte della Strada” e una serie di racconti fotografici legati a numerosi viaggi in tutto il mondo.
Le istantanee presentate in “C’era una volta a Roma” rappresentano come egli afferma “una rassegna di sensazioni prima ancora che di semplici foto: le sensazioni di un trentenne che come molti figli del ’68, viveva in uno straordinario fervore politico e culturale”.
La cosa che più lo stimolava era girovagare tra vicoli e borgate con la sua Nikon al collo per catturare la realtà antropologica e sociale che caratterizzava Roma in quegli anni.
Scattate dunque con una Nikon, una sorta di “terzo occhio”, le foto fissano ciò che sfugge allo sguardo superficiale del passante. Ogni foto in effetti nasce secondo lui “prima di tutto dalla mente e dal nostro cuore” .
Personalmente ho apprezzato molto le foto di bambini e vecchi, poiché la vita è come un cerchio che si chiude, ma ogni fine è un nuovo inizio, come afferma Tiziano Terzani nel libro “La fine è il mio inizio”, e gli aforismi che accompagnano le immagini sono un vero sollievo per lo spirito.
È l’effetto che essi hanno fatto su di me in un momento difficile per la perdita di mia madre, divenuta come una bimba bisognosa di cure e di affetto.
Scritti in italiano e in inglese, gli aforismi arricchiscono le immagini con la forza della parola scritta, come quello di Khalil Gibran citato da Liberti per chiudere le note dell’autore:
“La mente soppesa e misura, ma è lo spirito che giunge al cuore della vita e ne abbraccia il segreto; e il seme dello spirito è immortale. Il vento può soffiare e placarsi, il mare fluire e rifluire, ma il cuore della vita è sfera immobile e serena, e in quel punto rifulge una stella che è fissa in eterno”.
Giovanna D’Arbitrio
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