Il rispetto e l’educazione per l’ambiente segue due percorsi: quello evocato da molti e quasi sempre parolaio e inefficace, utilizzato come propaganda ma poco sensibile quasi sempre strumentale e quello che si innerva nel lavoro che tante piccole, diffuse esperienze produco per sensibilizzare “… un vero e proprio processo di apprendimento continuo che mira a far conoscere e comprendere l’ambiente naturale, le sue interazioni con l’uomo e le sfide che lo minacciano…”.
Gro Harlem Brundtland, medico e ambientalista norvergese, che aveva presieduto la stesura del rapporto “Il nostro futuro comune”, noto come Rapporto Brundtland, richiamava in quel documento redatto dalla commissione che presiedeva e affermava: “… “L’educazione ambientale si propone di educare gli esseri umani a gestire i propri comportamenti in rapporto agli ecosistemi allo scopo di vivere in modo sostenibile, senza cioè alterare del tutto gli equilibri naturali, mirando al soddisfacimento delle esigenze presenti senza compromettere la possibilità delle future generazioni di sopperire alle proprie…”.
Bene, ma come l’amore per la natura, l’educazione ambientale e lo sport si combinino per dare risposte concrete ai principi che con tanto vigore vengono enunciati ma molto spesso finiscono per essere disattesi?
Sono molti gli obiettivi fissati: garantire una vita sana e promuove il benessere, un’istruzione di qualità, uguaglianza di genere, promuovere la crescita economica e il lavoro dignitoso, ridurre le disuguaglianze tra i Paesi, rende le città resilienti, sicure e sostenibili e, infine, promuove le società pacifiche.
Monica Sozzi in Innesti scrive: “… Lo sport ricopre da sempre un ruolo fondamentale nella nostra cultura, sociale e familiare, grazie alla sua funzione educativa. Specchio della nostra società, è in grado di trasmettere modelli di vita e pratiche di comportamento virtuose…”.
Quali sono allora i veicoli attraverso cui si possono far vivere, soprattutto nelle nuove generazioni, questi principi e farli diventare agire concreto e non rinviabile? Considerando ancora di più che nonostante l’impegno di non pochi docenti, la scuola poco valorizza questi modelli formativi che costituiscono l’unico vero modo per comunicare e rendere realizzabile la prospettiva di una sostenibilità che coniughi bellezza, piacere, passione, rispetto?
Lo sport è sicuramente uno dei percorsi che contribuiscono a formare la personalità degli individui senza distinzione di età, sesso, origini, credenze e opinioni. Il suo principale modello è che contribuisce a creare nelle singole, individuali personalità, il concetto di disciplina che forgia forza interiore, solidarietà, spirito competitivo ma anche modelli di partecipazione e aggregazione, sia negli ambiti collettivi che individuali.
È con questo approccio che va letto il lavoro di piccoli gruppi che operano nelle singole comunità, con il meraviglioso sforzo di infondere questi valori nelle ragazze e nei ragazzi, molto spesso impegnandosi in un contesto istituzionale distratto da diatribe dal carattere tutt’altro che formativo..
La pesca che amo, il corso di pesca per ragazzi che Giuseppe Vasapolli, un pescatore per hobby come tanti, ma con tanta passione da trasmettere a chi ha voglia di imparare, ha voluto realizzare: una scuola di pesca per tutti.
Come ogni anno, riparte per il 2024 il corso di pesca. “… Il percorso per le ragazze e i ragazzi è incentrato sull’amore per natura associato all’armonia e alla serenità della pesca che si realizza con la partecipazione, l'equilibrio, la ricerca interiore e la crescita di responsabilità…” - ha riproposto Vasapolli.
É ammirevole come proprio dall’impegno di singole persone si riesca a realizzare quello che il generale contesto istituzionale, informativo, scolastico, per quell’insieme di contraddizioni che l’attraversano, non riesce a realizzare, contribuendo a quel processo di sfaldamento e di sfiducia che ci accompagna.
C’è chi ha ribadito invece che con questo spirito “… lo sport rappresenta una scuola di vita, che non smette mai di insegnare nuove regole. Il senso comune di appartenenza e partecipazione sono armi potenti che, piano piano, possono realizzare il cambiamento, favorendo una maggiore coesione economica e sociale, ma anche una maggiore integrazione tra le parti della società…”.
La pesca che amo nata dall’idea di Giuseppe Vasapolli, mostra questo spirito e questo impegno. Merita per questo l’attenzione e l’aiuto che va dato a chi, senza retorica e senza pompose parole, si adopera per formare con spirito di responsabilità, ma anche di gioia e passione, le nuove generazioni.
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