Questa sera di venerdì santo, nel corso delle celebrazioni della Via Crucis, le quattordici meditazioni evocheranno storie dal carcere. È un evento significativo che il pontefice dia voce, in un momento così solenne, a detenuti e personale di sorveglianza.
Com’è altrettanto emblematico che ciò avvenga in contrasto con la plateale indifferenza e insensibilità per la drammatica situazione che si vive negli istituti di pena, senza che si prenda alcuna decisione che valga a porre rimedio alle condizioni di affollamento e di grave rischio per chi ci vive.
Per ogni stazione le meditazioni che saranno lette a partire dalle 21:00, sono state scritte da cinque detenuti, una famiglia vittima per un reato di omicidio, la figlia di un uomo condannato all’ergastolo, un’educatrice del carcere, un magistrato di sorveglianza, la madre di una persona detenuta, una catechista, un frate volontario, un agente di polizia penitenziaria e un sacerdote accusato e poi assolto dopo anni di processo.
I testi sono stati raccolti dal cappellano del carcere padovano e da una volontaria, rappresentando uno straordinario squarcio sul vissuto di chi è in carcere. Uno squarcio nella cappa impenetrabile lasciata colpevolmente calare dall’informazione, di cui «Agenzia Radicale» tornerà a riferire domani in un articolo dell’avvocato Fabio Viglione.
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