Venerdì 30 agosto, al Lido Gradinoro di Tarquinia, si è svolta la presentazione del n. 116 di «Quaderni Radicali». È stata un’occasione per riferirsi anche alla crisi politica in atto, che conferma gran parte delle analisi riportate nel fascicolo. Con il direttore Giuseppe Rippa, hanno partecipato al dibattito l’avvocato Fabio Viglione – promotore di questo appuntamento estivo –, il redattore di Radio Radicale Enrico Rufi e Luigi Oreste Rintallo, dal 1991 collaboratore della rivista.
A quest’ultimo è toccato aprire il confronto, a partire da un esame della situazione che contraddistingue l’Italia da svariati decenni, della quale il rovesciamento di maggioranza realizzato in queste ore, sostituendo il PD alla Lega, non è altro che l’ennesima occorrenza di un sistematico divario fra le oligarchie prevalenti e il Paese.
In particolare sono stati citati almeno altri due momenti significativi di ciò: il soffocamento della possibile alternativa di governo, profilatasi dopo il referendum sul divorzio, con il compromesso storico fra DC e PCI, e il mancato avvio di un radicale mutamento politico dopo la fine nel 1989 del bipolarismo coatto fra USA e Urss, per alimentare prima un’ondata di anti-politica innescata da Tangentopoli e quindi salvaguardare lo status quo dell’assetto corporativo, usando lo schermo della costruzione dell’UE basata su parametri che hanno contraddetto la prospettiva federalista auspicata dai padri fondatori dell’Europa.
I termini di questa contraddizione sono stati descritti nel suo intervento da Enrico Rufi, che si è soffermato sulla crisi della Catalogna e ha evidenziato come l’isolamento nel quale sono stati lasciati gli autonomisti abbia rappresentato un grave errore per il movimento radicale italiano, da sempre difensore delle istanze proprie del federalismo che sole garantiscono una reale possibilità di unire il continente, nel rispetto della sua storia e delle sue feconde diversità. Contro i Catalani, si è fatto ricorso a un abuso nella gestione delle ordinanze giudiziarie che avrebbe dovuto scandalizzare.
I problemi della giustizia in Italia sono stati l’argomento trattato da Fabio Viglione, il quale ha denunciato i gravi danni apportati dal giustizialismo che ha travolto la politica e che, in particolare, è stato supportato dalle iniziative legislative del Movimento 5 Stelle, a partire dall’abolizione della prescrizione. Il “fine processo mai” rappresenta una ferita insanabile della civiltà non solo giuridica, ma umana: come pure lo sprezzo per i principi costituzionali della presunzione di non colpevolezza e della finalità rieducativa delle pene. Principi calpestati e ridotti a un bolo da buttare nella discarica del delirio giustizialista.
Chiudendo la riunione, Giuseppe Rippa è tornato a evidenziare il valore dell’europeismo critico di Marco Pannella, vero erede di Altiero Spinelli, per poi prodursi in un’ampia disamina delle incoerenze e degli opportunismi prevalenti nella scena politica odierna. A cominciare dal PDche accetta l’indicazione di Conte, tanto da porsi al seguito degli endorsement del presidente Trump, e rinuncia ancora una volta ad accogliere l’unica vera svolta che serve in questo momento al Paese: quella nel senso di una autentica e compiuta conversione al modello e al metodo della prospettiva laica e liberale.
- Crisi politico-istituzionale: riflessioni a Tarquinia parlando del n.116 di Quaderni Radicali (Audio video Quaderni Radicali TV)
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