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18/11/24 ore

Momenti critici della vicenda ebraica nell’Italia del dopoguerra


  • Silvio Pergameno

Per iniziativa e a cura di “Nuova Associazione Amici di Quaderni Radicali” è stato presentato giovedì 28 novembre a Roma, al Palazzo Sant Chiara, “Ebraismo – Ricostruzione dalle macerie” edito da Stampa alternativa e da Nuovi equilibri, lavoro nel quale sono raccolte le ricerche dei due autori, Andrea Maori, accanito ricercatore di archivi, in particolare quelli del Ministero dell’Interno, e di Marta Brachini, giornalista e amante della storia, quella vera, che nasce sui documenti, le testimonianze, le tradizioni, i monumenti.

 

 

Maori rovista tra i resoconti della Polizia conservati nell’Archivio di stato di Roma, che gli consentono  la  ricostruzione di momenti significativi della storia degli ebrei italiani, a partire da quelli di Roma dal 4 giugno 1944, quando la capitale fu liberata dagli alleati: una storia che inizia il giorno stesso, quando i circa diecimila scampati alla deportazione attuata con la razzia dei nazisti del 16 ottobre 1943 e all’eccidio delle Fosse ardeatine e che avevano trovato rifugio presso amici o negli istituti religiosi della capitale cercarono do rientrare nelle loro case, nel frattempo occupate da sfollati e superstiti ai bombardamenti e che le autorità non sapevano dove collocare; dalla ricerca emergono così diversi momenti salienti nel percorso della ricostruzione delle comunità ebraiche in Italia: la ripresa delle pubblicazioni, l’emigrazione verso la Terra promessa, la nascita dello stato di Israele, lo sviluppo delle varie associazioni.

 

 

Marta Brachini affronta invece un problema che attiene direttamente alla storia della sinistra comunista italiana: l’atteggiamento verso lo stato di Israele nel periodo che va dal 1982 al 1991 e lo fa attraverso un’accurata consultazione di dieci e più anni dell’Unità e del Manifesto (siamo sugli ottomila quotidiani sfogliati e spulciati pagina per pagina!) e dalla sua ricerca emerge un percorso tutt’altro che trascurabile. I comunisti non lo hanno mai visto bene questo nuovo stato che considerano un intruso piantato in Palestina, avamposto capitalistico, di stampo colonialista, sfruttatore e praticante l’ apartheid, soprattutto poi a partire dal tempo delle guerre degli anni sessanta.

 

Tuttavia con l’invasione del Libano del 6 giugno 1982 (occasionata dalla rappresaglia contro l’attentato palestinese all’ambasciata israeliana a Londra) la loro avversione assume il rilievo di una campagna con l’Appello per il Libano, che intellettuali ebrei di spicco rifiutano di sottoscrivere, anche perché ormai non si tratta più di critiche al governo di Israele, ma alla stessa esistenza dello stato. Posizione questa che si attenua, guarda caso, a partire dal 1991, cioè dopo il crollo dell’Unione sovietica.

 

 

Hanno presentato il libro, oltre agli autori, Silvia Haia Antonucci (Segretaria dell’Archivio storico della Comunità Ebraica di Roma – che ha portato un ricco contributo sui caratteri e l’evoluzione della Comunità di Roma), Giuseppe Rippa (direttore di Quaderni Radicali e Agenzia Radicale, che ha messo in rilievo i tratti essenziali dell’attualità della ricerca dei due storici) e Silvio Pergameno (presidente del Club Ernesto Rossi, attento in particolare al senso stesso dello stato di Israele); ha moderato Elena Lattes (per l’Associazione romana Amici di Israele). Vivace e prolungato il dibattito animato dai presenti.

 

Audio presentazione “Ebraismo – Ricostruzione dalle macerie” (Radio Radicale.it)

 - Recensione "Ebraismo: ricostruire dalle macerie"

 

 (foto di Gianni Carbotti)

 

 


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