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26/11/24 ore

POESÌ di Rino Mele. Nessuno dirà come fu inchiodato



Ho già pubblicato questi versi con un diverso titolo (Quale ebrietà chiamo Spirito?) nella primavera del 2000,nel mio Il sonno e le vigilie, edizioni Sottotraccia. I quattro Vangeli ci dicono che Gesù fu crocifisso ma nessuno come fu inchiodato, c’è una sospensione della rappresentazione, le parole sembrano rifiutarsi, gli evangelisti rinunziano al ruolo di narratori che hanno ampiamente interpretato fino ad allora. Una vita inchiodata è segno terrificante.

 

L’episodio del ragazzo nudo che, durante il delirio notturno della cattura di Cristo, sfugge ai soldati lasciando nelle loro mani la sua veste è raccontata da Marco (XIV,51-52), forse come estrema testimonianza della sua adolescenza.

 

Diversa dal morire è la morte. Ce lo ricorda in una straordinaria “storia interiore” - l’appena pubblicato Il fiume della vita,edizioni Feltrinelli - Eugenio Borgna: “La rimozione della morte è la caratteristica dominante della coscienza occidentale, non lo è invece la rimozione del morire: molte persone del nostro tempo si preoccupano del morire, dei modi con cui si muore, e sono alla ricerca delle vie che portano ad un morire libero da ogni possibile angoscia”.

 

 

 

 

 POESÌ DI RINO MELE

 

 

Nessuno dirà come fu inchiodato

 

 

La croce è alta, come un albero, il ferro

inchioda la carne, penetra

strugge, stringe al legno e il legno

a una parete di vento. Il giorno

si fa notte, hanno paura

i soldati, le donne

ululano, alzano colombe al sole, veli

di sangue, Cristo chiede al Padre

perché lo ha abbandonato.

Il Padre che non sa la morte, Cristo

sulla croce spezzato, le braccia

contorte, i piedi sovrapposti.

Il cielo torna a chiarire, l'aria

a ridere fresca, è la voce

senza suono dello Spirito, quel fiume

che lega chi non muore

a chi è morto, non ancora

sepolto. Alto sulla croce, nessuno

dirà come fu inchiodato,

solo che le sue vesti furono divise

(le mani dei predoni, le unghie sporche,

la terra negli occhi rossi

le urla scomposte). Un ragazzo nudo

sfugge ai soldati. I cani raspano

l'erba, mettono il muso nel sangue

rovesciano l'aceto e il fiele.

 

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Rino Mele (Premio Viareggio Poesia 2016, terna finale con “Un grano di morfina per Freud", ed. Manni) scrive, il venerdì e il martedì, su “Agenzia Radicale”. Dal 2009 dirige la Fondazione di Poesia e Storia. Il nome della rubrica è “Poesì”, come nel primo canto del “Purgatorio” Dante chiama la poesia.

 

 

 

  

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