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18/11/24 ore

The French Dispatch, di Wes Anderson. Un film che si sfoglia come un’antologia


  • Giovanna D'Arbitrio

The French Dispatch of the Liberty, Kansas Evening Sun, scritto e diretto da Wes Anderson, senz’altro colpisce per il cast  che include numerosi bravi interpreti come  Benicio del Toro, Frances McDormand, Jeffrey Wright, Adrien Brody, Tilda Swinton, Timothée Chalamet, Saoirse Ronan, Léa Seydoux, Owen Wilson, Mathieu Amalric, Lyna Khoudri, Bill Murray, Elisabeth Moss, Willem Dafoe, Edward Norton, Christoph Waltz e Anjelica Huston

 

Il film si sfoglia come un’antologia composta da più storie, connesse tra loro dalla voce di un narratore che racconta la storia del settimanale The French Dispatch, un supplemento di un immaginario quotidiano americano, l’Evening Sun di Liberty, Kansas, fondato nel 1925. A quanto pare esso viene redatto in Francia, a Ennui-sur-Blasé, ed è diretto da Arthur Howitzer Jr. (Bill Murray), il cui motto è “non si piange nel mio ufficio”

 

Ciascun episodio del film fa riferimento ad un articolo pubblicato sul French Dispatch. Le prime immagini ci mostrano il giornalista  Herbsaint Sazerac (Owen Wilson) che gira in bici e ci parla di Ennui-sur-Blasé, mostrandone alcune zone. Segue la giornalista J. K. L. Berensen (Tilda Swinton)che racconta la storia di Moses Rosenthaler (Benicio Del Toro), detenuto in carcere per omicidio: i suoi dipinti, realizzati con l’aiuto della sua bella carceriera, Simone, ottengono grande successo nel mondo dell'arte innescando rocambolesche vicende. Il terzo articolo è illustrato da Lucinda Krementz (Frances McDormand) sulla protesta studentesca del ’68: nonostante ella sbandieri “l'integrità giornalistica", va a letto con un certo Zeffirelli (Timothée Chalamet), uno dei leader della rivolta e lo aiuta a scrivere il suo manifesto. Zeffirelli viene ucciso poi mentre tenta di riparare una piccola stazione radio pirata e rivoluzionaria. 

 

Infine Roebuck Wright (Jeffrey Wright) in un'intervista televisiva racconta la storia di una cena con il commissario di polizia durante la quale Gigi, figlio del commissario, viene rapito da criminali. Il bambino riesce ad inviare il messaggio in codice Morse "mandare il cuoco". Nescaffier, poliziotto-chef, viene mandato al nascondiglio dei rapitori per fornire cibo che, essendo avvelenato, uccide quasi tutti i criminali. Seguono anche qui rocambolesche avventure. 

 

Nell’epilogo poi lo staff di French Dispatch piange la morte di Howitzer, ma decide di pubblicare subito un ultimo numero per onorare la sua memoria.

 

Senza dubbio il film conferma lo stile originale del regista che sembra preferire ritmi e dialoghi velocissimi, sketch e scenette in cui temi drammatici e violenti vengono attenuati da battute ironiche. E tutto ciò potrebbe essere anche positivo ma solo entro certi limiti, poiché spesso i personaggi sembrano solo marionette fino a trasformarsi in cartoni animati nell’ultimo episodio e in tutte le storie a tratti l’ironia cede il posto ad un tono quasi beffardo e dissacratorio.

 

Ad esempio, anche se nelle intenzioni del regista l’episodio che racconta il ’68 non vuole essere una satira reazionaria sui rivoluzionari (rappresentati come ragazzini borghesi viziati), il tutto risulta riduttivo rispetto ad un fenomeno che coinvolse tutte le classi sociali e segnò un’epoca. Comunque un film molto particolare che oltre ad un magnifico cast, si avvale di splendida fotografia (Robert Yeoman), belle musiche (Alexandre Desplat), notevole scenografia di (Adam Stockhausen). 

 

Anche se nel film il giornale viene presentato come un supplemento di un immaginario quotidiano americano,  nei titoli di coda invece il regista rende omaggio al fondatore del New Yorker Harold Ross e redattore William Shawn, a firme come Mavis Gallant, A. J. Liebling e Lillian Ross.

 

L’ispirazione nasce dal New Yorker, che leggevo già quando ero ragazzino - ha affermato il regista - poi ho cominciato  ad appassionarmi alla storia di questa prestigiosa rivista. La prima cosa che mi ha attirato sono stati quei racconti brevi che tradizionalmente erano all’inizio della rivista, racconti di fantasia. Successivamente, invece, il New Yorker ha iniziato a puntare di più sul giornalismo, ma all’epoca era la narrativa. Questo film per altro si presenta come un racconto giornalistico, ma in realtà si tratta di storie immaginarie. Esso tratta del giornalismo, ma non è giornalismo”.

  

Ed ecco il trailer ufficiale del film (da Coming Soon)

 

 


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