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24/11/24 ore

Non conosci Papicha, di Mounia Meddour. Donne e libertà


  • Giovanna D'Arbitrio

Presentato al Festival di Cannes 2019, vincitore di due César, Non conosci Papicha è il film d’esordio di Mounia Meddour sulla condizione femminile negli anni ‘90 durante il cosiddetto decennio nero dell’Algeria. 

 

Il film racconta la storia di Nedjma (Lina Koudri), una studentessa di 18 anni che ama la moda e sogna di diventare una stilista. Vivace e desiderosa di una vita normale, esce di nascosto di sera con la sua amica Wassila, rifiutando ogni divieto che possa ostacolare la sua libertà e indipendenza: malgrado critiche, maldicenze e fondamentalismi di ogni genere, non si arrende e sceglie di lottare organizzando una sfilata di moda con l’aiuto delle sue amiche, a rischio della vita.

 

Un vero inno alle donne, nonché a coraggio, amicizia, creatività femminile, un film in parte autobiografico che ha il sapore della vita, poiché la regista non ha paura di raccontare ciò che accadde in Algeria negli anni ’90.

 

Il personaggio di Nedjma, senza dubbio, sollecita riflessioni sulla condizione  femminile non solo in Algeria, ma nel mondo: purtroppo dobbiamo costatare che anche nei “civili” paesi occidentali, benché non ci siano guerre, violenze sulle donne e femminicidi sono all’ordine del giorno, con notevole e costante incremento di vittime. 

 

Papicha è un racconto in parte autobiografico.- ha affermato la regista - Sono cresciuta in Algeria, dove ho vissuto fino alla maggiore età e quando studiavo per la laurea triennale, vivevo all’università come le ragazze che si vedono nel film. Quindi ci sono molti elementi reali che vengono dalla mia esperienza, come la solidarietà tra ragazze, la dolcezza della vita e le storie d’amore.

 

Dall’altro lato negli anni ’90 ci fu una crescita del livello di radicalismo che poi avrebbe portato alla Guerra civile algerina e al “Decennio nero”. Morirono 150 mila persone e molte restarono traumatizzate dagli eventi, poiché gravi furono le perdite di familiari: fu una tragedia enorme. Le intimidazioni erano all’ordine del giorno. Alle donne era vietato andare a lavorare e all’università: l’aria intimidatoria era palpabile. Ci furono donne assassinate per essersi rifiutate di mettersi il velo. 

 

Il film riguarda proprio l’emancipazione di Nedjma, che più o meno rappresenta l’immagine di ogni donna. Lei continua a lavorare e a vivere la propria vita nonostante tutti i pericoli. La sfilata di moda era di vitale importanza, poiché la moda perché ha un lato maschile e uno femminile che si riflettono nella società, composta da uomini che dominano lo spazio pubblico e da donne che restano più “dietro la scena”. Volevo una gamma complessa di personaggi.

 

Nedjma è emancipata, ma è anche fragile e forte, cosa che la rende interessante. Lei proviene da una famiglia di classe operaia, e l’università è un luogo di libertà lontano da casa. La sua amica Kahina sogna di andare in Canada, mentre Wassila è più sentimentale e Samira religiosa. Per quanto riguarda le scene di violenza nel film, penso che la violenza sia sempre scioccante, ma per me è importante anche essere realistici e non distogliere lo sguardo”.

 

Senz’altro magistrale l’interpretazione di Lina Koudri al suo terzo film. Ottimo il cast, composto da Shirine Boutella, Amira Hilda Douaouda, Yasin Houicha, Zahra Manel Doumandji, Marwan Zeghbib, Aida Ghechoud, Nadia Kaci.La sceneggiaturaè di Mounia Meddour,la fotografia di Léo Lefèvre,le musiche di Robin Coudert. 

 

Ecco il trailer, seguito da un’intervista alla regista. (da COLCOA French Film Festival)

 

 


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