Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

24/11/24 ore

Tornare, di Cristina Comencini. Un thriller dell’inconscio


  • Giovanna D'Arbitrio

Tornare l’ultimo film di Cristina Comencini, presentato alla Festa del Cinema di Roma 2019, è disponibile fin da lunedì 4 maggio su Sky Primafila Premiere. Come la regista stessa ha spiegato, collegandosi dalla propria abitazione  a TG24, la pellicola sarebbe dovuto uscire il 12 marzo, ma per la chiusura dei cinema dovuta al coronavirus, l'industria cinematografica ha scelto una diversa modalità di distribuzione. Lodevole iniziativa per noi cinefili ai quali mancano tanto i nuovi film.

 

Il film viene introdotto da una citazione del fisico e saggista Carlo Rovelli: Non c’è passato, non c’è presente, non c’è futuro. Il Tempo è solo un modo per misurare i cambiamenti”. Le prime scene ci mostrano Alice McNellis (Giovanna Mezzogiorno), una giornalista che negli anni ‘90 ritorna a Napoli dagli Usa dopo molti anni per il funerale del padre, ex militare in servizio presso la base Nato. In tale occasione incontra l’ambiguo Mark Bennet (Vincenzo Amato) che era stato molto vicino a suo padre in vecchiaia. Mark si mostra molto gentile e l’accompagna nei luoghi che ella vuole rivedere dopo la sua lunga assenza dalla città natia.

 

Comincia così a ricordare il passato in un drammatico dialogo interiore con se stessa: con una serie di flashback si rivede bambina (Clelia Rossi Marcelli) e poi adolescente vivace (Beatrice Grannà) che “si voleva solo divertire, senza far niente di male”, fantasmi che si materializzano e le parlano del suo difficile rapporto col padre (Trevor White) troppo severo verso di lei, poco studiosa e un po’ ribelle che egli arriva addirittura a definire ninfomane, mentre è sempre pronto a lodare sua sorella più tranquilla e obbediente o ad abbracciare sua madre bella ed elegante. E infine… ecco emergere a poco a poco un dramma rimosso e celato nel subconscio.

 

Nella casa di famiglia, ormai disabitata e popolata da fantasmi, le porte della sua psiche si aprono e si chiudono, come simbolicamente accade cancelli e porte della villa in cui vaga l’anima di Alice, simile al personaggio di Lewis Carrol che vuole scoprire ciò che si cela dietro lo specchio. E come accade con le matrioske, altro simbolo del film, ogni mistero ne contiene un altro, ogni passaggio della vita affonda le radici in un altro.

 

La stessa regista Cristina Comencini (anche sceneggiatrice con Giulia Calenda e Ilaria Macchia) ha definito Tornare come un “… thriller dell'anima, ed ha aggiunto: “E’ utile sapere che ciò che è raccontato, è una sorta di percorso psicanalitico della protagonista all'interno della propria memoria, perché consente di accettare, da spettatore, parecchie svolte che in un thriller convenzionale apparirebbero prevedibili, se non insensate. Tornare è un thriller dell’inconscio e un film sul tempo, che non esiste come siamo abituati a pensarlo: basta uno spazio straordinario, una casa sugli scogli, un luogo fermo e sempre in movimento come il mare che la scuote, e gli eventi passati sembrano di nuovo tutti lì presenti. Gli oggetti, i luoghi e le persone appaiono e scompaiono come pezzi del rebus di una vita, misteriosi segni che la protagonista deve interpretare e risolvere”. 

 

“Ho avuto due interpreti perfetti - ha poi affermato - GiovannaMezzogiorno e Vincenzo Amato, che sono diventati sei, per effetto della loro triplicazione a età diverse. Napoli è ricordata, deformata, angosciante e bellissima, luogo anche della mia memoria giovanile. Ho svuotato la scenografia e la città, le ho rese non naturalistiche né legate all'epoca, sono spazi senza tempo, depurati da elementi realistici, luoghi suscitati dal ricordo, dalla frammentazione e dalla ricostruzione di sé. Tornare è forse il film più libero che ho fatto ed è stata una bellissima esperienza di lavoro in comune con i produttori, le scrittrici, i collaboratori artistici”.

 

Senz’altro un film toccante e coinvolgente che in qualche modo evidenzia i problemi della condizione femminile, ancor oggi costellata di quotidiane violenze ed endemiche limitazioni di libertà.

 

 


Aggiungi commento