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24/11/24 ore

Il vizio della speranza, di Edoardo De Angelis. La lotta per la vita nello squallore delle periferie



Vincitore del Premio del pubblico BNL allaFesta del Cinema di Roma 2018, premiato al Tokyo International Film Festivalper la Miglior regia (Edoardo De Angelis) e la Miglior attrice (Pina Turco), il film Il Vizio della Speranza,evidenzia la lotta per la vita pur nell’estremo degrado delle periferie urbane.

 

Il film inizia con un’immagine straziane: il corpo di una bambina tramortita da un brutale stupro galleggia sull’acqua del mare nell’abito bianco della prima comunione e viene ripescato dall’ex giostraio, Pengue (Massimiliano Rossi).

 

Segnata dall’abuso sessuale che ha compromesso la sua capacità di generare, Maria (Pina Turco) per sopravvivere aiuta una pappona tossica, Zia Maria (Marina Confalone), traghettando sul Volturno prostitute nigeriane che affittano l'utero per denaro. Accorgendosi di essere incinta, un giorno Maria ha un improvviso risveglio di coscienza e aiuta Fatima che vuole tenere per sé il suo bambino.

 

Costretta a fuggire, si nasconde nella casa delle prostitute nigeriane: viene scoperta e tenuta prigioniera da Zia Maria che prevedendo la sua morte dopo il parto, vuole impadronirsi del bambino per i suoi loschi traffici. Maria lotta con tutte le sue forze per salvare suo figlio e vi riesce con l’aiuto di Pende che durante il parto prega Dio con tutta l’anima affinché Maria non muoia.

 

Il film è stato girato nella zona di Castel Volturno dove negli anni ’60 i fratelli Coppola realizzarono il progetto edilizio Pinetamare (a nord di Napoli), finito poi nell’abusivismo e nel degrado, terra di emarginati, migranti e criminali. Edoardo De Angelis l’aveva già scelta per altri due film Mozzarella Stories e Indivisibili, seguendo l’esempio di Matteo Garrone che qui girò scene di Gomorrae del recente Dogman

 

Insomma il Villaggio Coppola diventa periferia degradata generica che rappresenta in fondo tutte le zone suburbane abbandonate a se stesse. 

 

Nelle note di regia, De Angelis ha scritto che ”Castel Volturno, nell’organismo della nazione, è un organo secondario, è la milza d’Italia. Se lo asporti, sopravvivi lo stesso. Eppure, tra i secondari, la milza è l’unico a essere collegato all’organismo attraverso vasi sanguigni, vene e arterie. Inoltre, combatte le infezioni ematiche ed è un buon serbatoio di sangue”.

 

Il film è ricco di simboli: il nome stesso della protagonista, Maria, la scena finale della nascita di suo figlio, simile ad un presepe, in qualche modo rappresentano la voglia di rinascitasperanza. Anche il desiderio di libertà appare chiaronella bella scena di un cavallo nero che galoppa lungo la riva del mare.

 

In una luce triste e crepuscolare si aggirano personaggi di un mondo in penombra (fotografia di Ferran Parede) dove napoletani e neri riescono a convivere tra eventi drammatici, ritmi africani e antiche canzoni popolari (musiche di Enzo Avitabile), un'integrazione che nasce dalla solidarietà tra gli umili, ben descritta da atmosfere e dialoghi (sceneggiatura di De AngelisUmberto Contarello). 

 

Ecco un’intervista a regista e cast. (Coming Soon)

 

Giovanna D'Arbitrio

 

 


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