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24/11/24 ore

La Forma dell’Acqua, di Guillermo del Toro. Diversità e amore, tra realtà e fantasia



La Forma dell’Acqua (The Shape of Water), l’ultimofilmdiGuillermo del Toro, che ha ottenuto già il Leone d’Oro a Venezia nel 2017, candidato a 13 Premi Oscar, sta riscuotendo grande successo di pubblico anche in Italia.

 

Ambientato a Baltimora nel 1962, il film racconta la storia di Elisa Esposito (Sally Hawkins), affetta da mutismo, umile donna delle pulizie in un laboratorio governativo impegnato in esperimenti durante la Guerra Fredda con la Russia. Un giorno viene portato al laboratorio un umanoide anfibio(Dough Jones), catturato in Amazzonia e venerato come un dio dagli indigeni per le sue capacità taumaturgiche, il quale viene sottoposto dal violento colonnello Strickland (Michael Shannon) a dolorosi esperimenti per ordine del generale Hoyt  che vorrebbe addirittura vivisezionarlo per ricavarne informazioni  utili alla corsa nello spazio.

 

Elisa, affascinata dall’umanoide, di nascosto riesce a comunicare con lui attraverso il linguaggio dei segni: scopre così che è un essere sensibile ed intelligente, se ne innamora e cerca di salvarlo portandolo a casa sua con l’aiuto di Hoffstetler (Michael Stuhlbarg), scienziato e spia russa, della sua collega nera Zelda (Octavia Spencer) e del suo inquilino gay, Giles (Richard Jenkins).

 

Dopo varie scene d’amore tra Elisa e l’umanoide, seguite da rocambolesche vicende, finalmente Elisa riuscirà a salvarlo dai nemici tuffandosi insieme a lui nelle acque di un canale: qui l’anfibio con i suoi poteri trasformerà in branchie le cicatrici sul collo di Elisa, in modo da poter nuotare con lei verso il mare ed essere per sempre insieme.

 

Un film poetico e originale sui temi di diversità e amore: sospeso tra realtà e fantasia, ci insegna a diffidare delle apparenze, poiché esseri normali e di bell’aspetto possono rivelarsi crudeli e pericolosi, mentre esseri  brutti, insignificanti, emarginati e quasi “invisibili” agli occhi degli altri, come Elisa, la nera Zelda, il gay Gyles e lo stesso umanoide sono spiritualmente superiori per sensibilità, altruismo, capacità d’amare.  

 

Oltre al Leone D’Oro della Mostra di Venezia 2017, il film ha ottenuto numerosi Golden Globe ed è ora candidato a 13 Premi Oscar 2018: miglior film, miglior attrice aSally Hawkins, miglior regista a G. del Toro, migliore sceneggiatura originale a G. del Toro e Vanessa Taylor, miglior attore non protagonista a Richard Jenkins, miglior attrice non protagonista a Octavia Spencer, migliore fotografia a Dan Laustsen,  miglior montaggio a Sidney Wolinsky, miglior montaggio sonoro a Nathan Robitaille e Nelson Ferreir, miglior sonoro a Christian Cooke, Brad Zoern e Glen Gauthier, migliore scenografia a Paul D. Austerberry,Jeff Melvin e Shane Vieau, migliori costumi a Lis Sequeira, migliore colonna sonora a Alexandre Desplat.

 

Ecco un’intervista al regista.

 

Giovanna D’Arbitrio

 

 


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