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24/11/24 ore

Come un gatto in tangenziale, un film di Riccardo Milani. Riflessioni semiserie su periferie, borgatari e borghesi



Fa riflettere la commedia “all’italiana” di Riccardo Milani,Come un gatto in tangenziale,in cui si racconta la storia di Giovanni (Antonio Albanese),presidente di un think tank che sta elaborando un progetto da presentare al Parlamento europeo per ottenere fondi a favore di attività imprenditoriali nelle zone periferiche italiane.

 

Al suo rientro da Bruxelles, egli scopre che Agnese (Alice Maselli), la figlia tredicenne, si è innamorata di Alessio (Simone De Bianchi), un ragazzo che abita a Bastogi, quartiere a rischio di Roma. Giovanni segue con la sua auto Agnese e si scontra subito con Monica (Paola Cortellesi), madre di Alessio, che gli frantuma il parabrezza  con una mazza da baseball.

 

Giovanni tenta poi di allontanare la figlia da gente di così bassa estrazione sociale e si sorprende nel costatare che nemmeno Monica è entusiasta all'idea che il figlio frequenti una ragazza dell’high society: così i due genitori si alleano per far ragionare i ragazzi e iniziano a frequentarsi, coinvolgendo  le rispettive famiglie.

 

Giovanni si occupa di Agnese da solo, poiché la madre, Luce (Sonia Bergamasco), abita in Francia dove coltiva lavanda per profumi. Alessio vive invece in una famiglia numerosa con la madre e due zie, Pamela e Sue Ellen (così chiamate in onore del serial Dallas), due ladre che rubano nei supermercati, mentre il padre, Sergio (C. Amendola),  è in carcere.

 

Monica invita Giovanni e Agnese a trascorrere una giornata al mare nel caotico lido “coccia de’ morto” e Giovanni ricambia l’invito la domenica successiva, portando tutti alla solitaria spiaggia di Capalbio, frequentata dai suoi amici.

 

Comunque è chiaro che entrambi i genitori faticano ad ambientarsi in realtà tanto diverse dal loro modo di vivere.  Quando Luce rientra dalla Francia, Monica invita tutta la famiglia a pranzo a casa sua. In quest'occasione irrompe Sergio, appena uscito dal carcere per un indulto, il quale tratta con disprezzo  gli intrusi.

 

Insomma “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”, e così anche se si è animati da idee innovative ed egalitarie, come quelle di Giovanni e Luce, purtroppo il divario tra le classi sociali è reale e non è facile colmarlo, se non si stabilisce un vero contatto con i gravi problemi delle attuali periferie multietniche.  Anche Agnese e Alessio alla fine si lasciano, attratti da più facili amori, e tornano alle rispettive vite.

 

E allora ci si chiede se sarà mai possibile un giorno un dialogo tra borghesi e borgatari, nonché tra italiani e migranti. All’inizio della storia le probabilità di successo sembrano davvero poche, simili a quelle di sopravvivenza di un povero gatto abbandonato in tangenziale.   

 

Tuttavia qualcosa accade in seguito: Monica comincia a riflettere e s’informa sui fondi europei, mentre Giovanni a Bruxelles davanti ai parlamentari lascia cadere il discorso scritto, fatto di frasi fatte, e racconta con parole semplici come sia difficile la vita nelle periferie.

 

Una commedia che pur strappando qualche sorriso, fa riflettere seriamente sui gravi problemi dell’integrazione, oggi divenuti ancora più gravi per l’arrivo di tanti migranti.

 

Bravi gli attori che valorizzano la sceneggiatura nata dalla collaborazione di R. Milani, P. Cortellesi, Giulia Calenda, Furio Andreotti.

 

Ecco un’intervista ad Albanese e a P. Cortellesi.

 

Giovanna D’Arbitrio

 

 


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