di Vincenzo Basile
Con la consegna del Leone d'oro a The woman who left, il film filippino del regista Lav Diaz, si è conclusa la 73esima edizione della Mostra del cinema di Venezia. Coppa Volpi come Miglior attrice a Emma Stone per il musical La La Land e all'ancor più meritevole Oscar Martinez come Miglior attore, per il biopic El Ciudadano Ilustre. Konchalovsky con Paradise e Escalante con La Region Salvaje ricevono ex aequo il Leone d'Argento per la regia.
La Giuria di Venezia 73, presieduta da Sam Mendes e composta da Laurie Anderson, Gemma Arterton, Giancarlo De Cataldo, Nina Hoss, Chiara Mastroianni, Joshua Oppenheimer, Lorenzo Vigas e Zhao Wei, ha deciso di assegnare inoltre i seguenti premi:
Premio per il miglior documentario sul cinema a Break up - L'uomo dei cinque palloni di Marco Ferreri per il miglior restauro.
Premio "Marcello Mastroianni" per il giovane attore o la giovane attrice emergente, consegnato da Chiara Mastroianni a Paula Beer per Frantz di François Ozon.
Premio speciale della giuria va a The Bad Batch di Ana Lily Amirpour mentre quello per la migliore sceneggiatura va a Noah Oppenheim per il film Jackie di Pablo Larraín.
Il Gran Premio della giuria è stato assegnato a Nocturnal Animals di Tom Ford.
Anche quest’anno, come accade non di rado, c’è un vincitore morale.
È il documentario di circa un’ora sulla vita di una donna che ha attraversato una serie di straordinarie vicissitudini.
Ed è lei stessa a raccontarsi ritornando anima e corpo sui luoghi dei ricordi. A cominciare dai più terribili: «Ora so chi ha ucciso la famiglia Einstein! Sono stata in Germania a metà giugno per denunciare alla polizia colui che ritengo essere il responsabile dell’eccidio di mia zia e delle mie cugine, Cicci e Luce». “E moralmente anche della morte, successiva di qualche mese, dello zio Robert (Einstein) che si suicidò nel 1945 annientato dal dolore“. Lui era il cugino di Albert, il grande fisico ebreo, fuggito in Usa agli albori del regime nazista. Avvenne a Rignano sull’Arno, il 3 agosto 1944. Lorenza Mazzetti e la sorella gemella Paola, avevano solo diciassette anni. Gli Einstein le avevano adottate piccolissime, rimaste orfane di madre e poi di padre e loro si erano stabilite nella villa in Toscana dove vivevano gli zii.
Di quel giorno, ricorda le uniformi, il volto del capitano «Occhi chiari sotto gli occhiali» che ordina alla zia, Cesarina Mazzetti, e alle sue due figlie, di scendere dal salone del piano nobile giù fino al pianterreno della villa. E subito dopo, agghiaccianti, le raffiche di mitra. Il buio, la notte. Non fu una strage indiscriminata.
«È stato un assassinio politico, una rappresaglia ordita per colpire Albert. Volevano loro».
«Sono passati tanti anni ma mai abbastanza per smettere di chiedere giustizia. Non c’è rabbia ma il male, purtroppo, non si può cancellare».
Lorenza non si è mai rassegnata ne ha mai smesso di cercare.
Fino a un paio d’anni fa quando, con la gemella Paola, passando in rassegna le foto dei criminali nazisti sul web, lo riconoscono. E’ lui «Johannes Robert Riis, che usava anche il nome di Hans». Ha 94 anni e vive in Baviera. Indisturbato. Libero.
Una vita, quella di Lorenza, che sembra un romanzo ma anche, volendo, una sceneggiatura già pronta per la messa in scena. In Perché sono un genio, presentato al Festival nella sezione Classici del Novecento, Lorenza afferma “sono una donna che ha saldato i debiti con la vita ancor prima di viverla”.
Anni dopo la tragedia, per fuggire dal ricordo di quell’orrore, si stabilisce a Londra. Inizia la sua nuova vita, come le ragazze di oggi, facendo la cameriera, per necessità. Il tutore a cui era stata affidata la gestione della consistente eredità degli zii, aveva trovato il modo di appropriarsene e le gemelle si ritrovano da un giorno all’altro senza risorse.
Fortuna, destino, coincidenza, sincronismo, la vita in breve, le fa incontrare un gruppo di amici. Si chiamano Lindsay Anderson, Karel Reisz e Tony Richardson. Hanno molto chiara in testa una nuova idea di Cinema. Una rifondazione di stile e contenuti che ritengono non rinviabile ne contenibile. Lei si unisce al progetto e per loro stila il manifesto di quel movimento: The Free Cinema. Contemporaneo inglese della Nouvelle Vague.
A loro si uniranno in breve tempo Richard Harris, Richard Lester, Malcom McDowell, Richard Burton e altri. Ed è proprio Lorenza a dirigere Together, il film che consacrerà internazionalmente il Movimento, vincendo al Festival di Cannes nel 1956 come miglior film d’avanguardia . Cesare Zavattini presente al festival, rimane impressionato dal film e vuole conoscerla, incoraggiarla offrirle una collaborazione.
Passa ancora qualche anno quando nel 1961, rientrata a Roma, vince il premio Viareggio con il libro Il cielo cade, pubblicato su proposta di Attilio Bertolucci.
Non solo Cinema e Letteratura, Lorenza si dedica alla pittura, acquerelli, e collabora con la rivista Vie nuove, il settimanale del Pci.
Crea e fa vivere i suoi burattini a Campo de’ Fiori, sull’onda di una incontenibile versatilità. Che lei minimizza: “Non sono una scrittrice, ho scritto dei libri”. Dopo il primo arriva Diario Londinese, racconto dell’avventura cinematografica. “Non sono una pittrice, ho dipinto dei quadri. Non sono una regista, ho diretto dei film”. E ancora le esperienze e i contatti con Pier Paolo Pasolini, Rod Steiger e Gian Maria Volonté.
Questo ed altro testimoniano Bernardo Bertolucci, Malcom Mac Dowell e David Grieco, i quali nel documentario affiancano Lorenza.
Che ha una complice speciale: la gemella Paola: «il mio angelo, siamo come un’unica persona». E una certezza: «Nulla è importante a parte che tutto è importante». «Anche nei momenti più duri ho sempre cercato di seguire il desiderio di fare l’impossibile».
LEONE D’ORO per il miglior film a:
ANG BABAENG HUMAYO (THE WOMAN WHO LEFT)
di Lav Diaz (Filippine)
LEONE D’ARGENTO - GRAN PREMIO DELLA GIURIA a:
NOCTURNAL ANIMALS
di Tom Ford (USA)
LEONE D’ARGENTO - PREMIO PER LA MIGLIORE REGIA ex-aequo a:
Andrei Konchalovsky
per il film PARADISE (Federazione Russa, Germania)
Amat Escalante
per il film LA REGIÓN SALVAJE (THE UNTAMED)
(Messico, Danimarca, Francia, Germania, Norvegia, Svizzera)
COPPA VOLPI
per la migliore attrice a:
Emma Stone
nel film LA LA LAND di Damien Chazelle (USA)
COPPA VOLPI
per il miglior attore a:
Oscar Martínez
nel film EL CIUDADANO ILUSTRE di Mariano Cohn e Gastón Duprat
(Argentina, Spagna)
PREMIO PER LA MIGLIORE SCENEGGIATURA a:
Noah Oppenheim
per il film JACKIE di Pablo Larraín (Regno Unito)
PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA a:
THE BAD BATCH di Ana Lily Amirpour (USA)
PREMIO MARCELLO MASTROIANNI
a una giovane attrice emergente a:
Paula Beer
nel film FRANTZ di François Ozon (Francia, Germania)