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23/11/24 ore

JULIETA, il nuovo film di Almodóvar (Rapporto madre-figlia e sensi di colpa)



Presentato al Festival di Cannes 2016, il nuovo film di Pedro Almodóvar , “Julieta”, è arrivato da qualche giorno sugli schermi italiani, stimolando discussioni e riflessioni come sempre accade per le opere del grande regista. Ispirato a tre racconti del libro di Alice Munro “In Fuga”, la pellicola è centrata sul rapporto madre-figlia e su problematiche femminili che, a quanto pare, in questo periodo sollecitano alquanto l’attenzione del cinema.

 

Il racconto inizia a Madrid nel momento in cui Julieta (Emma Suarez) si prepara a partire per il Portogallo con Lorenzo (Dario Grandinetti), il suo compagno, e poi subito dopo incontra per strada Beatriz, una vecchia amica di Antia (Blanca Parés), sua figlia, allontanatasi da lei in modo brusco e imprevedibile diversi anni prima. Avere dopo tanto tempo notizie della figlia, la fa ricadere in una profonda depressione alimentata da enormi sensi di colpa: annulla la partenza, lascia Lorenzo, si trasferisce nell’appartamento in cui viveva con la figlia in passato e inizia a scrivere su un quaderno tutto ciò che non era mai riuscita a dire ad Antiia.

 

Lasciando allo spettatore scoprire la trama del film, merita di essere sottolineato come alla fine il regista punta su recupero di rapporti uomo-donna (Julieta e il paziente Lorenzo) e madre-figlia (Julieta-Antia), il film risulta angosciante: la vita è vista prevalentemente come un mare in tempesta in cui tutto può accadere.

 

Il mare in effetti è un simbolo importante nel film: la giovane Julieta illustra ai suoi alunni i due aspetti del mare che, secondo la mitologia greca, sono rappresentati da Talassa, divinità femminile accogliente e rassicurante, e da Ponto, suo fratello, pericoloso e infido. Insomma nel mare della vita siamo tutti sbattuti qua e là da Talassa e Ponto, che potrebbero rappresentare anche un tema ricorrente nelle opere di Almodovar, cioè la mancanza di equilibrio tra femminile e maschile. Presente, anche qui, la sua costante ossessione per la figura della “madre”. “Julieta è la mia madre più vulnerabile, più debole, le altre combattevano. Lei è vittima delle perdite. E' quasi uno zombie, senza direzione o speranza”, ha affermato il regista in un’intervista .

 

Particolare l’uso del colore, una caratteristica dei film di Almodovar, magnifica la fotografia (J. C Larrieu) che dà un tocco magico alle immagini (ad esempio quella del cervo in fuga), notevoli le musiche (Alberto Iglesias) e la bravura degli attori.

 

Giovanna D’Arbitrio

 

 


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