Tre ragazzi sfrecciano in auto lungo un tunnel illuminato. Il più piccolo di loro, il quindicenne Charlie (Logan Lerman) al vedere la ragazza sporgersi fuori della cappotta, controvento, mentre l'autoradio suona Heroes di David Bowie (per loro sconosciuto), prova un'ebbrezza, una sensazione istantanea di felicità e di infinitezza indescrivibile.
La musica, e la passione per essa, ha una parte importante in Noi siamo infinito (The Perks of Being a Wallflower, titolo del romanzo da cui è tratto il film), storia di questo adolescente travagliato, introverso e gravemente sofferente per un dramma vissuto da bambino, del quale neppure lui è consapevole, e per il suicidio recente di un suo caro amico, l'unico vero che aveva.
Soggetto ad allucinazioni, scrivere a un amico immaginario, o a un amico perduto, è il suo conforto. Sta entrando alla high school, ed è umanamente curioso e eccitato di cosa rappresenterà per lui questa novità. Egli si inserisce nella compagnia di un gruppo di ragazzi più grandi, dell'ultimo anno. Ragazzi speciali: Patrick (Ezra Miller già in E ora parliamo di Kevin, cfr. la nostra recensione per Agenzia Radicale, 5 marzo 2012), tanto gentile d'animo quanto strafottente ma comunque alle prese con i problemi delle convenzioni sociali legati alla sua omosessualità; la sua graziosa sorellastra Sam (Emma Watson), gravemente provata da una vita sin troppo vissuta, non ancora alle soglie dei vent'anni.
Charlie è certo più felice ora che va alle superiori, conosce i suoi primi sentimenti ed esperienze, l'amore, la cannabis, le meschinità e le generosità dei suoi compagni di scuola. Di Sam si innamora, con un'altra giovane liceale Mary Elizabeth, di cui invece non è innamorato, ha una storia erotica. Charlie ha anche un'intesa particolare con il suo insegnante di letteratura inglese, ed è amato dalla sua famiglia. Che non sa bene cosa stia alle spalle del suo malessere, del dolore che a volte lo trafigge.
La fine dell'anno scolastico si profila come una cesura pericolosa, soprattutto perché è concreto il rischio di perdere i suoi compagni di uscite, coi quali nel frattempo ha costruito un legame forte, sapendosi far stimare per la sua intelligenza, il suo coraggio e amare per questo e per la sua fragilità. E in effetti il trauma ci sarà, l'allontanamento dei suoi amici provocherà una crisi psichica atroce, ma in fondo utile, e la vita di Charlie ricomincerà, forse con buone speranza di avviare un corso migliore. Forse.
Il film è ambientato prima dell'èra del computer, all'inizio degli anni '90 del secolo scorso. Anche se certe atmosfere, certi make-up e abbigliamenti provinciali, evocano addirittura American Graffiti. Ben costruito nella sua semplicità, sarebbe riduttivo definirlo riuscito: esso tocca l'animo dello spettatore, sapendosi misurare senza retorica, anzi con un sentimento di vicinanza e partecipazione verso l'età adolescenziale, le sue bellezze e le sue smisurate sofferenze, i contrasti e i rovesciamenti che la caratterizzano.
Tale compenetrazione si traduce nella pellicola con una continuità che non esclude l'efficacia particolare di alcuni momenti. Come quando Charlie, vedendo insultare e poi picchiare il suo migliore amico, perde la testa e da solo, riempie di botte gli assalitori (ma noi vediamo solo nero, come memoria buia dell'episodio ha Charlie).
Nel bacio che, come penitenza alla fine di un gioco di società, Charlie dà d'istinto a Sam, pur potendo scegliere, e ciò in presenza di Mary Elizabeth che se lo aspettava, rendendosi subito conto di quanto un apparentemente insignificante slancio nella direzione giusta e sbagliata allo stesso tempo possa provocare uno sconquasso nella sua vita sociale e nelle sue amicizie, fortissime e esili (fortunatamente con ricadute temporanee).
O come nelle delicate scene familiari: destinate a dimostrare come anche il calore di una famiglia unita intorno a te può non bastare. Infine, nella medesima ricerca, così faticosa e così appagante, di venire a conoscere di chi sia quel pezzo musicale emozionante ascoltato nel primo tragitto in auto lungo il tunnel (un vero 'tunnel of love') e poi riassaporato con rinnovata consapevolezza nella seconda volata, verso la fine del film, quando è il turno di Charlie, ancora con Sam e Patrick, di sporgersi dalla cappotta. Un plauso al regista, che è anche l'autore del romanzo da cui è tratto il film, in italiano Ragazzo da parete (1999).
Giovanni A. Cecconi
Noi siamo infinito
di Stephen Chbosky
con Logan Lerman, Emma Watson, Ezra Miller, Mae Whitman, Kate Walsh
(USA 2012)