“E' una legge molto, molto, molto rigorosa, che protegge la salute e rispetta gli animali”. Sono queste le parole con cui il Senatore Ignazio Marino, Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sull'efficacia del Servizio Sanitario Nazionale, ha descritto l'attuale normativa italiana sulla sperimentazione animale durante il congresso 'Perché è ancora necessario sperimentare sugli animali prima che sugli umani' di Roma, organizzato dall'Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri” di Milano.
Un congresso da cui è emerso che l'opinione degli italiani sulla necessità di sperimentare i farmaci sugli animali è diversa rispetto a quanto raccontato dagli animalisti, secondo cui l'86% della popolazione italiana è favorevole all'abolizione dell'uso degli animali nella sperimentazione scientifica. Un'indagine Ipsos presentata durante il congresso ha, però, svelato che solo il 39% dei cittadini ritiene inaccettabile l'uso degli animali per testare i medicinali.
“Chi vuole la messa al bando dei test sugli animali – ha sottolineato Maria Antonietta Farina Coscioni, presidente dell'Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica – probabilmente non sa che ad oggi non sono state trovate alternative valide”. Gli esperti sostengono, infatti, che le tecnologie attualmente a disposizione dei ricercatori non consentono di fare a meno della sperimentazione animale.
E' vero che alcuni test possono essere condotti sulle cellule umane, ma, spiegano gli esperti intervenuti al congresso, ciò che è possibile ricavarne sono dettagli sui meccanismi di funzionamento dei principi attivi che non danno informazioni sui possibili effetti sull'organismo.
Tuttavia, il 22% degli italiani crede che le tecnologie mediche possano eliminare la necessità di sperimentare sugli animali, complice una diffusa disinformazione di cui i principali responsabili sono i mezzi di informazione. Come ha spiegato Gianni Betto, direttore del Centro d'Ascolto dell'Informazione Radiotelevisiva, il 97% degli italiani si forma un'opinione attraverso le informazioni che passano in televisione.
Un'analisi dello stesso Centro d'Ascolto ha, però, rilevato che nei 395 giorni presi in considerazione in televisione sono passate solo 144 notizie sul tema, praticamente tutte concernenti il caso Green Hill. Le problematiche nascoste dietro alla sperimentazione animale sono, però, ben più numerose.
Nadia Malavasi, presidente onorario dell'Associazione Thalidomidici Italiani Onlus, ha ricordato che il talidomide è l'esempio più evidente di come l'assenza di sperimentazione dei farmaci sugli animali possa avere gravi conseguenze sulla salute umana. Al contrario, ha sottolineato Roberto Caminiti, responsabile del Comitato sull'uso degli animali della Società Italiana di Fisiologia (SIF), le sperimentazioni animali condotte dagli inizi del '900 ad oggi hanno permesso di sconfiggere malattie come la difterite e la tubercolosi, di ottenere l'insulina e l'ormone della crescita e di mettere a punto le tecniche di fertilizzazione in vitro.
“Ci sono pochi dubbi ragionevoli – ha commentato Caminiti – sulla necessità di tutto ciò”. Dov'è, allora, il problema che spinge alla riluttanza nei confronti di questo tipo di sperimentazione? “Riteniamo – ha spiegato Nando Pagnoncelli, presidente di Ipsos Italia – che sia un tema per cui, per coesistenza con temi legati all'emotività, la comunicazione sia decisiva”.
“Mi augurerei – ha aggiunto la Senatrice Rosanna Boldi, presidente della 14ma Commissione permanente – che si potesse avere anche in Parlamento una discussione poco emozionale” che eviti “che il nostro Paese sia escluso d'emblée dalla ricerca scientifica, soprattutto per alcuni farmaci”.
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