Luigi Marinelli era un omone massiccio. 49 anni, schizofrenico, dichiarato invalido al 100%, non disdegnava le terapie che lo tenevano sotto controllo. Di contro, era una persona spendacciona, piuttosto invadente, un carattere non facile con cui avere a che fare. Non ha mai fatto del male a nessuno, però, su questo pare non ci siano dubbi.
Luigi è morto nella casa materna il 5 settembre 2011, dopo una lite per motivi economici: l'uomo non aveva problemi di denaro, aveva ricevuto dal padre una eredità che gli veniva passata a rate dai fratelli e dalla madre per evitare che sperperasse tutto; rimasto senza soldi, quella sera Luigi esige quel denaro dalla madre la quale, impaurita dalle escandescenze del figlio, chiede aiuto telefonico: prima Luisa, la fidanzata (anch'essa schifofrenica, di Luigi), poi Vittorio (l'altro figlio) e infine la Polizia di Stato.
Nella lite Luigi non ha mai messo le mani addosso alla madre. Quando arrivano le volanti però, il trattamento riservato al 49enne romano non è propriamente professionale: gli agenti trovano Luigi che straparla, ma calmo, esausto; mentre attendeno l'arrivo del fratello Vittorio, avvocato, gli agenti decidono di chiamare il 118 per un Tso.
Giunto il fratello, Luigi riceve un assegno e, soddisfatto, fa per andarsene; e la situazione degenera. Gli agenti bloccano l'uscita dell'appartamento, prima con le buone ma poi, vista l'insistenza dell'uomo, usando anche la forza: tre poliziotti, poi un quarto, più grosso, blocca Luigi contro il muro, poi a terra, prono sullo stomaco, piegato: schiacciandolo con un ginocchio sul dorso, gli torce il braccio dietro la schiena e lo ammanetta.
"Si allontani" intima il grosso poliziotto alla famiglia, impaurita e preoccupata per il trattamento spropositato riservato a Luigi, il quale, sempre più cianotico, muore sotto gli occhi del fratello Vittorio, della madre e dei quattro poliziotti. Vittorio viene allontanato per essere richiamato dopo pochi minuti: non gli resta che constatare il decesso del fratello, esanime, con le braccia bloccate dalle manette dietro la schiena.
I poliziotti non hanno le chiavi per liberarlo, nemmeno in auto, e vengono assaliti dal panico: "Gli faccia la respirazione bocca a bocca" gridano. Non c'è niente da fare, però, anche una volta liberato, dopo ben 15 minuti: il suo volto, nero, è un cazzotto nello stomaco, Luigi è morto. Arrivata l'ambulanza, gli agenti pretendono comunque il trasporto all'ospedale Sant'Eugenio.
L'autopsia rivelerà 12 costole fratturate, la presenza di sangue nell'addome, il distacco del bacino, una leggera presenza di cannabis nel sangue; il verbale della Polizia recita che, ai primi sintomi di malessere dell'uomo, "gli venivano subito tolte le manette"; gli agenti lamentano di aver ricevuto calci, pugni ed insulti da parte di chi non può più difendersi, Luigi.
Il magistrato avvalla la tesi della Polizia, secondo cui si è verificata una "colluttazione" tra le forze dell'ordine (giunte con tre, forse quattro, volanti) e l'energumeno Luigi; a marzo viene chiesta l'archiviazione del caso perchè Luigi sarebbe morto in seguito ad una "crisi cardiaca"; e quando il fratello Vittorio ha fatto notare che la "causa prima efficiente" sarebbe stato il trattamento riservato al fratello, si è sentito rispondere: "la sua è un inferenza".
Il caso è, quindi, chiuso. Come fatto notare dal radicale Alessandro Litta Modignani, che per primo ha raccontato il dramma orribile della famiglia Marinelli, "queste sono le cosiddette forze del cosiddetto ordine, questa è la magistratura dell’Italia di oggi. Tornano alla mente le parole pronunciate da Marco Pannella in una conferenza stampa di un paio di anni fa: 'Presidente Napolitano, tu sei il Capo di uno Stato di merda'”. (red.)
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