“Rimasti 12 ore da soli con in mano penne e borse (…) hanno potuto manipolare le liste, correggerle, spostare i documenti come volevano”. Ma i Radicali, quei registi, non li hanno mai sfiorati e Roberto Formigoni è stato condannato dal tribunale di Milano a 900 euro di multa e 110 mila euro di risarcimento per aver diffamato i rappresentanti della lista Bonino-Pannella alle elezioni regionali del 2010.
Un 'intoppo' giudiziario, quindi, per il governatore lombardo, la cui attuale legislatura all'interno del Pirellone non ha avuto inizio in maniera propriamente chiara: lo scontro legale terminato oggi tra Formigoni e i radicali Pannella, Cappato e Lipparini affonda infatti le sue radici nel paludoso terreno delle firme false raccolte due anni orsono nella lista di centrodestra per presentarsi al voto contro il candidato pd Filippo Penati.
Formigoni, una volta denunciata dai radicali la manipolazione degli elenchi, non solo rigettò le accuse, ma le ribaltò, addebitando al partito di Marco Pannella, attraverso numerose dichiarazioni ai quotidiani, “un complotto” mirato a escludere la sua lista dalle elezioni.
Il pm Mauro Clerici aveva perciò chiesto per il governatore un anno di reclusione e 500 euro di multa ma il giudice Carmen D'Elia ha concesso le attenuanti e deciso per un risarcimento ripartito tra Pannella (50.000 euro), Cappato (30.000) e Lipparini (30.000).
“E' la prima volta che un tribunale prevede di mettere becco nelle polemiche tra politici, ma evidentemente quando c'é di mezzo Formigoni si cambiano anche le regole" ha commentato la sentenza il governatore lombardo mentre, secondo Emma Bonino "se fossimo in uno stato democratico e con un sistema giudiziario davvero funzionante, Roberto Formigoni, oltre che condannato per diffamazione, avrebbe visto la sua elezione dichiarata illegale e quindi nulla, con nuove elezioni già indette”.
“Sono più di dieci anni che i Radicali denunciano in tutte le sedi, sempre inascoltati, i casi di illegalità nella raccolta delle firme – ha concluso la leader radicale - oggi, finalmente, siamo ad un primo riconoscimento della nostra cocciuta, determinata diversità. Si dice che tutti i partiti sono uguali: tutti i partiti, tranne i Radicali”. (red)
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