Primo caso in Italia di uno stop di 24 ore delle sale parto. Oggi, tranne per le urgenze, nel nostro Paese non si nasce: tutti i parti cesarei già programmati sono stati spostati a causa dello sciopero indetto dai medici ginecologi e dalle ostetriche.
Secondo le previsioni, quindi, nello stivale nasceranno 1100 bambini in meno. La protesta nasce per una serie di richieste avanzate dai medici, prima tra tutte quella di mettere in sicurezza i punti nascita secondo un piano approvato già dal 2010 ma mai realizzato.
La denuncia infatti riguarda la mancata applicazione delle disposizioni previste nel Piano nazionale per i punti di nascita che fornivano precise indicazioni sulla loro qualità e messa in sicurezza tra cui: la chiusura dei punti troppo piccoli, la guardia ginecologica e pediatrica attiva h24, un numero sufficiente di ostetriche nei reparti e la predisposizione di sale operatorie vicino alle sale parto.
Ma - sostengono i medici – “non è stato fatto nulla. E in molte regioni si va avanti ancora con la pronta disponibilità e gli straordinari”. Inoltre, ribadiscono i dottori, serve più attenzione da parte della politica rispetto al problema del contenzioso medico-legale, che ha rilevanza sociale ed economica nazionale, ma anche riguardo le assicurazioni per il rischio professionale, che hanno ormai costi proibitivi, arrivando – come denunciano i sindacati e le stesse società scientifiche - a polizze da 20-30 mila euro l'anno.
Lo sciopero, fatte salve le urgenze indifferibili che saranno comunque garantite, riguarderà anche l’attività dei consultori familiari e di tutti gli ambulatori ostetrici del territorio, dove non verranno effettuati esami clinici, visite specialistiche ed ecografie.
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