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16/11/24 ore

Contro lo smantellamento del Parco Nazionale dello Stelvio



Proprio quest’anno, il Parco Nazionale dello Stelvio compirà i suoi primi ottant’anni; istituito nel 1935, oltre ad essere uno dei più antichi d’Europa, è anche il più esteso dell’arco alpino. Ma questo ottantesimo compleanno rischia di diventare il funerale del Parco, nato per garantire una tutela unitaria delle valli del massiccio montuoso Ortles-Cevedale tra Lombardia, Trentino e Sudtirolo.

 

Proprio l’essere ripartito tra una regione a Statuto ordinario e due a Statuto speciale, ha scatenato da cinque anni a questa parte l’offensiva “autonomistica” per ottenere lo smembramento e la ripartizione in tre ambiti distinti. Già nel 2012 il Presidente Napolitano si rifiutò di controfirmare il decreto che avrebbe dovuto sancire lo smantellamento del Parco. Ma adesso, con un nuovo governo e un nuovo Presidente, le correnti secessioniste hanno ripreso vigore.

 

Lo scorso 11 febbraio, Ministero dell’Ambiente, Regione Lombardia e le Province Autonome di Trento e Bolzano hanno infatti sottoscritto un’intesa che ne modifica radicalmente la governance e le tutele. Il risultato? Qualora il Governo dovesse approvare il Parco verrà diviso in tre unità separate e autonome: lo Stelvio, insomma, lascerà il posto a un collage di parchi provinciali. Contestualmente alla perdita dello status di Parco Nazionale, verrà depotenziato il livello di protezione.

 

La situazione appare contraddittoria se si considera che nel 1991 l’Italia ha firmato la Convenzione per la Protezione delle Alpi proprio per garantire una politica comune, e prima di tutto ambientale, per l’Arco alpino, un territorio sensibile e complesso in cui i confini sono determinati da fattori naturali, economici e culturali che raramente coincidono con le frontiere degli Stati nazionali. Se risulta evidente l’importanza di un vero ed efficace coordinamento internazionale degli interventi, a maggior ragione, appare anacronistico frazionare gli interventi in base ai confini amministrativi interni agli Stati.

 

Se il Governo dovesse approvare l’intesa, si compirebbe un clamoroso passo indietro negli indirizzi di tutela e valorizzazione ambientale con gravi ricadute sull’intero ecosistema alpino.

 

Fabrizio Cianci

(Segretario EcoRadicali – Associazione Radicale Ecologista)

 

 


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