“Bari lo sa da che parte stare/ Palestina libera dal fiume sino al mare”: così nel capoluogo pugliese scandivano i manifestanti pro pal radunati dalle forze del cosiddetto “campo largo”. Alla manifestazione era presente anche Antonio Decaro, candidato del Centrosinistra per le elezioni regionali pugliesi che si terranno il 23-24 novembre prossimi, che applaudiva al pari degli altri.
Lo slogan ritmato nella manifestazione del 3 ottobre non fa che sintetizzare il programma dell’organizzazione terroristica di Hamas, che in sostanza mira alla cancellazione dello Stato di Israele estendendo dal Mediterraneo al Giordano il territorio della Palestina. Un’ipotesi agli antipodi di ogni realistica soluzione del dramma in atto e che sposa senza se e senza ma la linea propugnata dall’estremismo islamico della Fratellanza musulmana, all’origine della devastante violenza che ha insanguinato in questi ultimi anni il Mediterraneo dall’Algeria degli anni ’90 a Gaza di oggi.
Non sappiamo se Antonio Decaro, mentre presenziava in piazza, fosse o meno consapevole di cosa significava assecondare una simile presa di posizione. Di certo, assistiamo alla completa abdicazione del ruolo proprio di una politica riformista all’interno del Centrosinistra. Antonio Decaro ne era in Puglia in qualche modo l’esponente più accreditato, come del resto rivelavano le stesse modalità in cui si era pervenuti alla sua candidatura.
Con l’accodamento agli estremisti, fra l’altro in contrasto con la politica seguita nel corso del tempo sulla questione israelo-palestinese orientata alla creazione di due Stati e alla salvaguardia del presidio democratico in Medioriente di Israele, il Partito Democratico sembra ricadere in una sorta di perenne “diciannovismo” che lo condanna a porsi al traino di formazioni spregiudicate propense soltanto ad auto-preservarsi attraverso uno sterile ribellismo.
Un ribellismo che, a ben guardare, risulta assai funzionale per impedire la creazione di una valida alternativa all’attuale governo di Centrodestra. Può darsi che l’inerzia di Decaro, come più in generale dell’ala riformatrice della sinistra, sia dovuta all’incapacità di fare a meno dell’abbraccio con le folle in piazza e di contrastare lo sgomitare di Maurizio Landini che, diversamente dal Luciano Lama che fece da baluardo con il suo corpo ai facinorosi estremisti il 17 febbraio 1977, non fa che inseguirli sfigurando gli stessi connotati storico-politici della Cgil.
Fatto sta che, proseguendo su questa strada, ben difficilmente ci si può accreditare come una “sinistra di governo”: al più ci si deve accontentare di esibirsi nel circo mediatico, gestito dai soliti impresari ben attenti a non farsi mettere in discussione da una politica capace di intervenire e agire sul reale e sempre disponibili invece a dare spazio al fanatismo, così utile per scongiurare ogni vera riforma.