Elsa Fornero dovrà rassegnarsi al destino di rivedere ogni tanto in bella mostra sui media il suo viso in lacrime di quell’infausta presentazione alla stampa della riforma delle pensioni che porta il suo nome. Infatti, la Prof prestata per un breve tempo alla politica di un governo tecnocratico è tornata suo malgrado protagonista, dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha bocciato il blocco della rivalutazione delle pensioni almeno di tre volte superiore ai minimi, previsto dal decreto cosiddetto Salva Italia, che in un certo senso aveva assecondato la logica di Robin Hood di far fare qualche sacrificio ai più fortunati; tanto è vero che, demagogicamente parlando, la fattispecie incriminata non aveva fatto tanto discutere, rispetto alle altre parti della legge sulle quali si era abbattuta la scure dello sdegno generalizzato.
Eppure, ora che giustizia costituzionale è fatta, da più parti, anche da quelle pronte a scagliarsi contro i privilegi dei pensionati d’oro, si chiede la restituzione del maltolto ai vessati, perché, come si usa dire, le pensioni non si toccano, anche se l’assegno è pingue.
In proposito, la Corte ha citato, fra gli altri, il principio della retribuzione differita, dimenticando magari che le pensioni attualmente erogate si basano in buona misura comunque sul calcolo retributivo, secondo la logica generosa del versi 3 prendi 10, che non si è occupata a suo tempo delle conseguenze negative sulle generazioni future: le stesse che vivono sulla propria pelle le differenze e le disparità di trattamento dell’iniquo e insostenibile per le casse statali welfare all’italiana.
Lo chiamano scontro generazionale, che l’idealismo velleitario di matrice assistenziale vorrebbe risolto sempre e comunque adeguando il sistema verso l’alto, senza chiedersi ancora una volta con quali denari. A questo si contrappone un più pragmatico realismo, che vuole talvolta togliere a chi ha avuto e ha troppo rispetto a chi potrebbe non aver più nulla, che però si scontra a sua volta con l’altro sacrosanto diritto di non veder toccati i cosiddetti diritti acquisiti.
Anche in proposito, il dibattito di questi giorni risulta a dir poco schizofrenico, perché gli stessi che si battono magari per eliminare i vitalizi acquisiti dagli ex parlamentari, gridano al furto di Stato per il mancato ancoraggio per due anni delle pensioni medio-alte al costo della vita.
Alla fine, tutto appare in tal modo strumentale alla polemica politica quotidiana e funzionale alla convenienza del momento di mettere in difficoltà il governo, ora costretto a trovare una soluzione per coprire il buco di bilancio creato dalla sentenza. In tal senso, non meraviglia, in un Paese che non ha memoria, nemmeno la comica crociata anti-legge Fornero di oggi da parte anche di chi a suo tempo votò il sì alla riforma, in nome di una decisione della Corte costituzionale che, già per il sol fatto di essere stata presa con voto contrastato dei membri, appare tutt’altro che indiscutibile.