Il film racconta la storia di Rashid che, mentre viaggia in auto con la moglie incinta e la figlia, investe un cane, ed è costretto a fermarsi per cercare aiuto in un'officina dove incontra il meccanico, Vahid. Dal rumore metallico della protesi di Rashid, Vahid crede di riconoscere "gamba di legno", un agente che lo aveva torturato mentre era bendato.
Decide, pertanto di rapire Rashid, lo rinchiude nel retro del suo furgoncino e va verso il deserto, deciso a seppellirlo vivo. Assalito dai dubbi, tuttavia, inizia a cercare altre vittime del torturatore per essere più sicuro dei suoi sospetti. Riesce a mettere insieme un gruppo di ex prigionieri con l'obiettivo comune di identificare l’uomo.
Il gruppo, composto da un libraio. una fotografa, una coppia di sposi e un operaio, evidenzia ricordi discordanti: ognuno ha un ricordo diverso del torturatore e i dubbi permangono. In primo momento le vittime sono spinte dall'odio, poi sii trovano di fronte a una scelta difficile: vendicarsi oppure lasciar perdere. Il film si conclude con un finale aperto, non ben definito.
A quanto pare, il regista Jafar Panahi vuol sollecitare lo spettatore a riflettere sul rapporto tra giustizia, vendetta e difficoltà del perdono, nonché su responsabilità individuale, potere politico e cultura della paura in un regime autoritario, chiedendosi se sia possibile un riscatto etico o se la violenza generi solo altra violenza.
Girato in condizioni difficili, il film stesso diventa un atto di resistenza civile che rivendica la libertà di espressione dell'artista. In effetti Panahi ha girato il film in segreto in Iran, senza i dovuti permessi. Arrestato nel 2022, è stato poi rilasciato nel 2023 dopo aver iniziato uno sciopero della fame. Nonostante il divieto di lavorare, ha continuato a girare i suoi film in Iran, anche se proiettati poi solo nelle sale estere.
“La vendetta e il perdono non sono la parte più profonda di questo film” ha affermato il regista alla Festa del Cinema di Roma, dove ha ottenuto anche ilPremio alla Carriera dopo la proiezione del film. “Il mio obiettivo va oltre: quello che voglio trattare è nel futuro, questo circolo vizioso di violenza che genera violenza non si sa se si fermerà oppure no. Il cinema iraniano non racconta direttamente il regime. Racconta i suoi effetti sulla gente, racconta le vite che sono costrette a cambiare per sempre. (…) Nelle forme di governo come il nostro la situazione è talmente difficile che i cittadini stessi hanno difficoltà a rapportarsi tra loro. (…) Il credo religioso, poi, aumenta le tensioni, oltre alla situazione economica e politica che ha un’influenza importante. Nulla di tutto ciò è normale. E a volte le relazioni sono contraddittorie”.
Il cast include bravi interpreti come Vahid Mobasseri, Ebrahim Azizi, Mariam Afshari, Hadis Pakbaten, Majid Panahi, Mohamad Ali Elyasmehr. Sceneggiatura: Jafar Panahi. Fotografia: Amin Jafari.
Tra i film del regista ricordiamo Il palloncino bianco, Lo specchio, Il cerchio, Oro rosso, Offside, Taxi a Teheran, Tre volti, Gli orsi non esistono
Ecco il trailer del film (da Coming Soon)