Da qualche giorno si parla della scomparsa di Pippo Baudo il presentatore siciliano che parlava senza inflessioni dialettali in una televisione che doveva uniformare la pronuncia italiana da nord a sud.
Era l'immagine di un prodigio al quale l'Italia intera aspirava e, bisogna dirlo, Pippo Baudo lo interpretava al meglio. La sua altezza, snello come un fotomodello gli cadevano bene gli abiti , mai una parolaccia o atteggiamenti volgari, sempre elegante anche nelle espressioni e nei modi di fare.
Insomma, un italiano “strano” che non poteva essere arruolato nella vulgata nazionale che era e doveva essere quella imperante, quella dell'italiano che si doveva vergognare di essere italiano, un leitmotiv che per una parte politica doveva essere di norma, imposizione da rispettare, se no eri finto come un fanatico esaltato di destra.
Adesso nessuno più ne parla, ma fino agli anni '90 si ironizzava sempre su Pippo Baudo lo si voleva far passare per cretino. Purtroppo, a quel tempo non si facevano i podcast ed è come se tutto fosse stato cancellato, ma se si volessero fare delle ricerche negli archivi storici della RAI affiorerebbe subito l'atmosfera di sabotaggio che sempre lo ha accompagnato.
Come è avvenuto per la Carrà che a fine carriera l'hanno riabilitata e da morta, mitizzata, lo stesso si è fatto e si farà con Pippo Baudo, tutto per non creare vuoti storici inspiegabili, l'ipocrisia storica a cui concorre l'establishment per farsi bello.
Peccato perché sarebbe stato interessante parlare del clima insidioso che covava sotto le ceneri per tanti anni. Comunque, con Pippo Baudo è andata via la bella televisione, quella elegante e dignitosa che dava prestigio agli italiani.
Il politically correct ci ha imposto altri criteri per dimostrare la dignità di un popolo, quella di essere di quella parte di una certa sinistra - sostanzialmente antiliberale -, il resto è mondezza. Pippo Baudo non ha inneggiato agli operai, agli immigrati e all'antifascismo, forse un po' a fine carriera, il passaggio d'obbligo corrente per tutti quelli che hanno visibilità. Giusto alla fine, considerato l'enorme ingombro che ha avuto nel campo artistico, lo hanno gratificato con un'interruzione di quel rumore di sottofondo ironico avverso che i sicari della RAI gli hanno sempre affibbiato.
Pippo Baudo in RAI era il volto della potenza dell'I.R.I. L'ente pubblico che guidò l'Italia nel boom economico degli anni '60, un fenomeno storico che la sinistra ha sempre negato con scioperi violentissimi che hanno fatto numerose vittime. Nella roccaforte del P.C.I., a Bologna, non a caso, il 7 luglio 1960, cinque operai morirono in scontri violentissimi contro la polizia, stigmatizzati come delitti di stato, che è tutto quello che per anni si è ripetuto fino alla nausea per un'Italia che doveva pagare il fatto che non stava nel patto di Varsavia.
Un giorno vorrei che mi fosse spiegato dai professori di storia, che sono solo di quella certa sinistra, come mai siamo venuti fuori da sotto le macerie della seconda guerra mondiale. Sarà stato merito dei sanguinari celerini? Digressione che non ci possiamo permettere.
Di sicuro, la dignità espressa da Pippo Baudo è quella di cui non si ha più bisogno. Infatti, tutti i presentatori che abbiamo ultimamente hanno come riscatto infantile quello di dire parolacce, di fare ghigni velenosi e smorfie, accomunati da portamento malandrino e un sorriso beffardo, e sulla pelle hanno tatuaggi per rendere bene l'idea di chi si ha di fronte.
Che volete. Il mondo cambia, addio Pippo.